MUSE IN ITALIA: IL RACCONTO DEI CONCERTI DI ROMA E MILANO

Articolo di Luca Di Criscio e Mattia Caporrella

MUSICA, FIAMME E TANTO ALTRO

Da un decennio almeno, i Muse hanno la reputazione di essere una delle band dai concerti dal vivo di maggior impatto, caratterizzati da luci, passerelle, schermi ed imponenti effetti speciali di varia natura. Ogniqualvolta la band annuncia delle date sul suolo italiano, i biglietti vanno a ruba in poco tempo per assicurarsi un posto e poter assistere a tale maestoso spettacolo. Infine, anche chi partecipa ai loro concerti pur conoscendo solo i loro maggiori successi, al termine della serata è ugualmente esterrefatto e soddisfatto. Questo tour in particolare segue la pubblicazione dell’ultimo album della band, Will Of The People (già in precedenza recensito su questo blog: https://livestudio.altervista.org/muse-will-of-the-people/), incentrato su alcune tematiche di attualità e dominato da concetti come la ribellione e la lotta al potere, che saranno colonne portanti anche degli spettacoli dal vivo.

Inutile quindi nascondere che i concerti dei Muse generino sempre intorno a sé un’enorme curiosità ed aspettativa, soprattutto tra coloro che attendono di vederli dal vivo per la prima volta: in questa categoria rientriamo anche io ed il mio amico e collega Mattia Caporrella e quest’estate siamo riusciti finalmente ad esaudire questo nostro desiderio. Abbiamo pertanto deciso di raccogliere insieme le nostre emozioni e sensazioni provate (provenienti per me dal concerto di San Siro e per lui da quello all’Olimpico di Roma), e tirare le somme riguardo questo spettacolo del quale tanto si parla. È arrivato il momento di andarne a scoprire ogni dettaglio.

DATA

Luca Di Criscio: Sabato 22 luglio @ Milano, Stadio San Siro

Mattia Caporrella: Martedì 18 luglio @ Roma, Stadio Olimpico

1. LA FILA

LDC: Io sono arrivato allo stadio alle 14:30 e davanti a me c’erano già tantissime persone. Dopo una sola ora di attesa hanno aperto i cancelli e siamo riusciti ad entrare nell’area del prato, riuscendo ad ottenere un ottimo posto in prossimità della fine di una passerella che collegava il palco ad una piattaforma posizionata al centro del campo. Una volta dentro lo stadio, è stato anche più semplice sopportare il caldo dal momento che le strutture dello stadio oscuravano il sole: in questo modo è stato possibile trascorrere le ore seguenti con molta meno fatica.

MC: A me è andata ben diversamente. Io sono arrivato alle 7 di mattina e davanti a me c’erano già circa quaranta persone: questo fa capire lo scompenso. Eravamo già così tanti nonostante l’avviso dei Muse del giorno precedente di non esporsi troppe ore sotto al sole per via della forte ondata di calore, dal momento che avrebbero aperto i cancelli alle 17:30. Parlando con gli altri ragazzi ho scoperto che loro erano lì addirittura dal giorno prima! La mattina è trascorsa tranquillamente, complice l’ombra di alcuni alberi presenti sul posto, ma a mezzogiorno il sole ha iniziato a battere molto forte, quindi, alcuni steward hanno cominciato a spruzzare acqua per rinfrescarci, trasformando la fila in un aquapark.

Una volta entrato ho preso un posto simile al tuo, ma lì è iniziato l’inferno: dentro si stava peggio di fuori, perché, per via della sua struttura, l’Olimpico ha creato una sorta di cappa e gli steward non sono riusciti ad azionare le pompe. Per fortuna però, essendo entrati più tardi, l’attesa per la musica è stata minore.

2. GRUPPI D’APERTURA

LDC: Gli One Ok Rock hanno svolto bene la loro funzione, ovvero quella di iniziare a scaldare il pubblico. In alcuni casi hanno anche chiesto di saltare a ritmo, ma non è stato possibile assecondarli, altrimenti non saremmo sopravvissuti alla fine della serata.

MC: A me non hanno fatto impazzire, anche se un paio di canzoni non sono state male. Il cantante ha una bellissima voce, devo riconoscerlo. Loro sono un gruppo giapponese, di enorme successo in patria: scelta peculiare, come ce la si poteva aspettare dai Muse. I Royal Blood invece hanno spaccato, io li adoro. L’apertura è stata molto a sorpresa, perché di solito con “Out of the Black” ci chiudono i concerti. È molto caratteristico che il loro sound provenga solo da basso e batteria fortemente effettati: replicare questo dal vivo è molto difficile, ci tenevo a vedere come avrebbero fatto e sono stati davvero bravi.

LDC: Io non li avevo mai sentiti prima. Loro hanno un suono molto simile a quello dei Muse più pesanti, poi è sorprendente il fatto che loro sono solo due, ma, esattamente come questi ultimi, sembrano essere molti di più. Il lavoro del bassista è clamoroso, perché deve compensare anche l’assenza della chitarra: ciò richiede anche una struttura compositiva diversa, nella quale lui alterna linee di basso ad assoli sulle note più alte dello strumento privandosi del supporto armonico. Nel complesso la loro musica funziona, penso che per loro l’importante sia produrre riff imponenti che facciano muovere il pubblico, poi il resto viene da sé.

3. I MUSE

MC: Come primo concerto dei Muse non potevo chiedere di meglio. Non è la scaletta perfetta come quelle che fanno nei club, piene di rarità, ma è stata compensata con canzoni non scontate come “Undisclosed Desires” e “Resistance”, che erano abbastanza sparite dalle scalette, e dal classico pezzo regalo, che nel mio caso è stato anche il mio preferito in assoluto del gruppo: Stockholm Syndrome, riesumata a sorpresa dopo mesi. In più, tutte le canzoni di Will of the People rendono molto bene dal vivo, sono molto dirette e si prestano all’esecuzione. Ho molto apprezzato l’apertura con la title-track, seguito subito da Hysteria”, Psycho e Stockholm”: arrivato a quel punto mi faceva già male tutto. 

LDC: Quella tripletta iniziale così a freddo è stata letale. Quando dopo “Will of the People” ho visto Matt (Bellamy – chitarra, piano e voce) e Chris (Wolstenholme – basso e cori) mettersi uno di fronte all’altro, come fanno sempre per eseguire l’intro di “Hysteria”, mi sono detto: <<È già arrivato quel momento!>>. Il brano regalo per noi è stato Map of the Problematique, che mi è piaciuta, anche se confesso che ti invidio molto per “Stockholm”, che è anche il mio preferito. Resistance è stato invece il primo vero momento di riposo.

MC: Subito dopo però si è ripartiti forti con Won’t Stand Down: sono cominciate ad uscire le fiamme da ogni parte, ed è comparsa la statua di Will, il ribelle mascotte dell’ultimo disco. È stato bello anche il fatto che la maschera fosse praticamente uno schermo, nel quale sono state proiettate continuamente immagini diverse.

LDC: Il primo momento in cui si è potuto finalmente prendere respiro e contemplare cosa stesse accadendo intorno a noi è stato con “Verona”. Ho apprezzato il modo in cui è stato reso il brano, perché così è stato valorizzato: la versione in studio può apparire un po’ debole, però fatta in questo modo funziona alla grande.

MC: Quello è stato un momento bellissimo, anche perché Matt ha chiesto a tutti di accendere la torcia e alzare i telefoni, illuminando tutto lo stadio. Quando c’è stata poi l’esplosione di coriandoli si è raggiunto l’apice: ho avuto i brividi. Un’altra inclusione che ho apprezzato è stata “The 2nd Law: Isolated System”.

LDC: Tutti gli intermezzi strumentali eseguiti sono stati estremamente funzionali, nonché belli da sentire, proprio come quello che hai citato tu, in cui Dominic (Howard – batteria) è sceso sulla passerella a suonare con i timpani e la loop station. Quello è stato un frangente molto particolare, anche perché seguito dall’esecuzione di tutta la band sulla piattaforma di “Undisclosed Desires”. Così come è stata molto d’effetto l’esibizione di Matt della versione strumentale di The Dark Side alla sola chitarra slide.

MC: C’è stato anche il momento in cui hanno fatto finta di uscire dal palco quando in realtà non erano loro, molto in stile The Wall dei Pink Floyd, che ci ha stupiti tutti quanti. Ho amato poi l’intro di You Make Me Feel Like It’s Halloween”, con la “Toccata e fuga in re minore” di Bach. Matt ha tenuto l’accordo dissonante per tantissimo tempo creando una tensione incredibile.

LDC: Quel brano è stato molto bello anche per il fatto che nella maschera di Will scorrevano le immagini dei volti di numerosi personaggi dei più famosi film horror, come nel videoclip. Interessanti sono stati gli intermezzi con dei filmati proiettati sugli schermi, che mostravano i progressi delle azioni dei ribelli: i concerti dei Muse hanno da sempre un concept e questo tour non poteva fare eccezione. Mi è dispiaciuto che fossero solo contenuti visivi senza musiche, al contrario del precedente tour.

MC: In realtà anche qui ci sono stati intermezzi audio solamente riprodotti come il remix di Felsmann e Tiley di “Kill Or Be Killed”, “Behold, The Glove”, o “JFK” da Drones. Entrambe le soluzioni hanno funzionato per strutturare lo spettacolo, permettendo di realizzare dei cambi di scena. Ho molto apprezzato poi la presenza di quegli specchi che si muovevano continuamente, ad un certo punto hanno iniziato a sputare anche fuoco!!

LDC: Il momento in cui Matt si è proprio concesso un delirio di onnipotenza è stato quando ha suonato un guanto: roba da non credere. Vederlo eseguire l’intro di Uprising” su quell’aggeggio resta alla storia. Nei loro live d’altronde non possono mai mancare i momenti di cazzeggio, così come il consueto gioco che Matt fa con il pubblico usando la chitarra durante l’intro di “Plug In Baby”.

MC: É stato inoltre molto piacevole poter ascoltare verso la fine i loro maggiori classici come Madness”, “Uprising” e Starlight: quelli sono brani intramontabili, per quanto probabilmente già dal prossimo live mi unirò al coro di lamentele per la loro onnipresenza in scaletta in tutti i concerti.

LDC: Dopo quest’ultima è stato il momento dei bis e lì veramente si è dato il massimo. Per me Knights Of Cydonia è stato il momento che ho aspettato di più in assoluto: erano cinque anni che lo desideravo.

MC: Quello è stato il punto in cui tutti si sono scatenati. Io apprezzo tantissimo che continuino ad eseguire quel brano per ultimo nei concerti. Lo spettacolo intero punta tutto al momento del climax finale di “Knights”. Penso sia uno dei modi migliori per chiudere uno spettacolo rock in assoluto, arrivi alla fine che sei esterrefatto e incredulo di ciò a cui hai appena assistito.

LDC: É stata un’esecuzione pazzesca, migliorata anche dal consueto intro in cui eseguono “L’uomo dell’armonica” del nostro Ennio Morricone. Anche Kill Or Be Killed è stata di grande impatto, con l’ingresso in scena di quel minacciosissimo mostro con le corna. Ho apprezzato che abbiano allungato il finale per poi chiudere il brano con la sola chitarra, che riprende una delle melodie del brano. Per chiudere, il finale è stato dei più classici con la chitarra che rimane a fischiare per via del feedback e il concerto che termina davvero solo quando viene spento l’impianto.

4. CONSIDERAZIONI GENERALI

MC: Sono molto soddisfatto anche perché per quello che è costato, a posteriori, posso dire che valeva almeno il doppio. Oggi molti concerti hanno un prezzo spropositato, mentre questo per quello che ha offerto è stato molto onesto: è stata un’esperienza completa e soddisfacente.

LDC: Anche io non ho nulla da dire. Penso sia lo spettacolo più bello al quale io abbia mai preso parte, anche e soprattutto per come l’ho vissuto. I migliori concerti sulla piazza rimangono quelli di Roger Waters senza dubbio, ma quelli li ho sempre vissuti dal punto di vista del posto a sedere. Questo invece, essendo stato vissuto in platea, non ha prezzo. Inoltre, ha funzionato tutto alla perfezione, cosa non da dare per scontato vista la mole di strumentazione che loro sono soliti portare in tour per concerti del genere. Purtroppo, però, a Milano ci sono state molte lamentele riguardo la resa dell’audio sugli spalti: si è detto che si sentiva molto forte la batteria, mentre la voce di Matt era quasi del tutto oscurata, al punto che alcuni brani sono stati riconosciuti perché cantati dal pubblico. In platea per fortuna si sentiva tutto perfettamente. 

MC: Anche da me in platea è andata bene, ho potuto sentire tutto in maniera ottima. Il pubblico poi è stato molto caloroso e presente, ma senza eccessi. Penso che ai concerti dei Muse negli stadi molte persone vengano anche solo conoscendo i brani più celebri, con l’idea di ascoltare quei brani lì, ma non conoscendo la natura più metal e da pogo del gruppo. 

LDC: La tripletta iniziale e la coppia finale sono stati i momenti più concitati: lì il pubblico ha veramente dato il meglio di sé. Nel complesso, comunque, lungo tutto il concerto, il suo sostegno è stato sempre forte e costante: laddove non si fosse ancora capito, il mio giudizio sulla serata è totalmente positivo.

MC: D’altronde noi italiani rientriamo tra i migliori pubblici al mondo insieme a quelli dell’America Latina, quindi, i Muse non hanno potuto che amarci.

LA SCALETTA

Will Of The People

Interlude + Hysteria

(Drill Sergeant) + Psycho

Stockholm Syndrome + Township Rebellion outro (Roma) //

Map Of The Problematique + Who Knows Who outro (Milano)

Resistance

Kill Or Be Killed intro + Won’t Stand Down

(Kill Or Be Killed – Felsmann + Tiley Remix)

Compliance

Thought Contagion + Incontri Ravvicinati Del Terzo Tipo outro

Verona

Time Is Running Out

The 2nd Law: Isolated System

Undisclosed Desires

Toccata e Fuga in Re Minore intro + You Make Me Feel Like It’s Halloween

Madness

We Are Fucking Fucked

The Dark Side (Alternate Reality Instrumental Version)

Supermassive Black Hole

Plug In Baby

Behold, The Glove + Uprising

Prelude + Starlight

BIS

(JFK/Simulation Theory Theme)

Kill Or Be Killed

L’Uomo Con L’Armonica intro + Knights of Cydonia

Will of the People è disponibile per l’acquisto in tutti gli store e i negozi, e per lo streaming su tutte le piattaforme. Qui il link per ascoltarlo su Spotify: https://open.spotify.com/album/5qK8S5JRF8au6adIVtBsmk?si=Km5AoMSzRSSfoARwS3COSg

Al momento dell’uscita del disco, io e Mattia abbiamo anche realizzato un video sul suo canale YouTube nel quale abbiamo parlato in maniera approfondita di ogni singola traccia dell’album. Lo potete trovare qui sotto:

Articolo di Luca Di Criscio e Mattia Caporrella

Pubblicato da livestudio

Mi chiamo Luca Di Criscio e sono nato il 19 Maggio 2003 ad Atessa, un piccolo comune nella provincia di Chieti in Abruzzo. Fin da piccolo ho sviluppato un grandissimo interesse per la musica, specialmente il rock del passato, che mi ha portato all'età di 9 anni ad intraprendere lo studio della chitarra. Durante gli anni dell'adolescenza poi, i miei orizzonti culturali e musicali si sono notevolmente ampliati anche grazie alle prime esperienze all'interno di gruppi musicali, che mi hanno dato lezioni molto preziose. Dopo aver terminato il Liceo Classico, ho intrapreso gli studi all'Università Cattolica Del Sacro Cuore di Milano frequentando il corso di Linguaggi Dei Media della facoltà di Lettere e Filosofia. In questo ambiente, sono arrivato ad unire la mia enorme e sempre maggiore passione per il mondo musicale con gli studi passati e presenti per realizzare quale sia la mia ambizione: diventare un giornalista musicale. Pertanto, mi sono subito messo al lavoro e, contestualmente ad una collaborazione avviata con la web radio RockAndWow, ho deciso di aprire questo blog musicale nel quale metterò tutta la mia passione e le mie competenze.