AMICI PER SEMPRE: INTERVISTA AI GLIA MARI

Articolo di Luca Di Criscio

14/06/2023

Nuova intervista, ma solito vecchio posto. Già, perché dopo la piacevole chiacchierata con la band genovese Belzer (il cui articolo lo potete trovare qui: https://livestudio.altervista.org/un-elegante-disastro/ ), è proprio nel capoluogo ligure che rimaniamo per intervistare un’altra band: i Glia Mari, gruppo di pop-folk semiacustico, come recita la loro biografia sui social.

I Glia Mari sono composti da: Niccolò Penco, cantante e chitarrista; Paolo Pesare, bassista; Matteo Marossa, batterista; Claudio Zuccheri, detto “Lo Zio”, chitarrista e tastierista; e Carola Ottonello, violinista. La band ha rilasciato il suo primo singolo “Grand Tour” lo scorso 19 maggio e ha tanta voglia di farsi conoscere e suonare in giro. Ma prima di tutto ciò, c’è una cosa a cui tengono ancora di più e che desiderano conservare a tutti i costi: l’amicizia. Sarà infatti questo il tema portante dell’intervista, insieme alla musica e al viaggio, realizzata nel camper della band e pertanto in un clima estremamente intimo, disteso e gioviale. È il momento di andare alla scoperta dei Glia Mari, buona lettura!

COME VI SIETE CONOSCIUTI?

Niccolò Penco: Il gruppo esiste da tanti anni, io e lo zio sono 10 anni che suoniamo insieme e nel tempo si sono avvicendate diverse persone. Nell’estate del 2021 abbiamo trovato Matteo, in un momento in cui avevamo il gruppo totalmente distrutto: per varie liti e problematiche quell’estate lì il gruppo si era completamente sciolto. Poi è arrivato Matteo, tramite lui Paolo e il gruppo si è rinvigorito. Abbiamo quindi ricominciato da zero per poi accogliere nel giugno dell’anno seguente anche la violinista (Carola Ottonello, ndr).

“Lo Zio” Claudio Zuccheri: Premessa: io sono il cugino grande di Niccolò, quindi, lo conosco da quando è nato. Abbiamo iniziato a suonare perché lui mi ha coinvolto in questa avventura. Parte integrante del gruppo è però anche il camper, è la nostra tana e se non lo avessimo non riusciremmo a suonare. A noi piace interpretare il tempo nel camper come tempo della libertà di espressione e del viaggio: molti nostri pezzi riprendono infatti il tema dei viaggi e noi amiamo viaggiare.

NP: Il camper ha anche un nome: Phoenix. Sfortunatamente è il nostro secondo, perché il primo ci è stato bruciato da un inetto la cui identità è tuttora ignota. Come ha suggerito lo zio, questo secondo camper è nato dalle ceneri del primo come una fenice e per questo abbiamo deciso di chiamarlo così.

COSA SIGNIFICA IL VOSTRO NOME?

Zio: Inizialmente, pensavamo di chiamarci “Gli Amari”, perché abbiamo la piacevole abitudine di bere in compagnia. Poi, siccome ci sembrava un po’ banale, io ho suggerito di scindere le due parole e ricomporle, spostando una “a” da una parte all’altra: così il nome è diventato “Glia Mari”, che ci sembrava più bello come sonorità. Tutto parte dal fatto che ogni volta che ci incontriamo, per suonare o solo per stare insieme, ci piace bere abbondantemente amari, è tutto qui.

NP: In realtà molto ha contribuito il fatto che “Gli Amari” è un gruppo veneto già esistente e più conosciuto di noi, quindi, per non partire già male e pestare i piedi ad altri abbiamo deciso di fare così.

Paolo Pesare: È molto divertente che questo piccolo cambio abbia suscitato una grande curiosità intorno al nome, ma anche confusione: ci sono molti che lo pronunciano male per via di quel cambio.

COME DEFINIRESTE IL VOSTRO STILE?

PP: Io direi spontaneo. Nella costruzione degli arrangiamenti noi cerchiamo di fare sempre ciò che ci viene, perché la nostra spontaneità crea lo stile che ci caratterizza.

NP: Io direi anche semplice. Noi abbiamo da sempre sposato la linea comune di essere un gruppo i cui brani rendono bene sul palco. Ciò si traduce in arrangiamenti con poche sovrastrutture ed effetti. Questo non vuol dire che la qualità ne risenta, ma il cercare di eliminare elettronica ed altro ci rappresenta appieno.

Matteo Marossa: In termini stilistici e di genere, noi partiamo come gruppo rock, che è la musica che ascoltiamo. Molto ci influenza anche il funk, diamo, quindi, grande importanza anche al ritmo e al groove.

Zio: Andiamo assolutamente a caso, facciamo ciò che ci piace (ridono tutti).

CHI DI VOI COMPONE I TESTI E CHI LE MUSICHE?

NP: Per quanto riguarda le musiche, io arrivo con una linea e poi l’arrangiamento viene realizzato tutti insieme. Io sono un discreto autore, ma non sono un buon arrangiatore, per cui mi affido molto ai ragazzi. I testi invece sono principalmente miei. Prima ne parlava lo zio, ma non è che la mia vita sia solo bere e viaggiare (ride), però sicuramente il viaggio è tra i temi maggiormente ricorrenti. Ad esso si legano poi le esperienze di vita, che portano con sé tematiche come quelle dell’amore, delle amicizie, sia quelle finite bene che male, mentre alcune canzoni poi sono più riflessive.

Zio: Oniriche aggiungerei anche. Allora, io conosco questo tipo da sempre, quindi ve ne posso parlare bene. Lui ha iniziato a scrivere a 12-13 anni: scriveva delle porcate incredibili (ridono tutti), erano veramente delle cose furibonde sotto ogni punto di vista. Devo dire che crescendo è maturato tantissimo e migliorato. 

MM: Possiamo però dire che in generale ci sia un grande lavoro di squadra. Alcuni brani vengono completati subito, mentre altri sono in continua evoluzione. La costante è che realizziamo tutto qui sopra (sul camper, ndr). Il nostro processo creativo è molto democratico: si discute tanto, ma alla fine si trova sempre una soluzione, cosa che a quanto pare non è affatto scontata all’interno dei gruppi.

LA BAND È STATA FONDATA NEL 2013, MA LA VOSTRA PRIMA PUBBLICAZIONE UFFICIALE RISALE AL 2019. COSA AVETE FATTO NEL FRATTEMPO?

NP: Considera che noi non siamo nati come gruppo di inediti. Io sono 20 anni che suono in vari gruppi, fin da quando avevo 15-16 anni. Facevamo sempre cover con giusto un paio di pezzi nostri, ma senza aver mai perseguito la strada degli inediti, perché non facendolo di lavoro ognuno di noi seguiva la sua via tra studio e lavoro. Nel 2018, dopo alcuni cambi di formazione, io ho recuperato delle mie composizioni, che sono piaciute agli altri e abbiamo piano piano deciso di dedicarci solo agli inediti: proprio nel 2019 abbiamo smesso completamente con le cover. La formazione attuale, quindi, nasce già nella prospettiva della musica inedita ed è una dimensione tutta nuova, perché i locali che ti chiamavano prima, che volevano la band affidabile che suona belle cover, non ti chiamano più di conseguenza.

Ci abbiamo messo tanto tempo, ma, adesso che abbiamo ingranato con l’etichetta che ci ha presi e con nuovi locali che ci chiamano, le cose hanno iniziato ad andar meglio: ci vuole tanta costanza e fatica. Facendo tutti altri lavori è dura dedicarsi pienamente a questa attività, ma alla lunga i risultati si vedono. 

I Glia Mari in fase di registrazione

NEL 2021 LA VOSTRA PRODUZIONE DI SINGOLI SI È INTERROTTA. COME MAI?

MM: Ci sono state purtroppo delle defezioni all’interno del gruppo, ma Niccolò sentiva la necessità di andare avanti. Io e lui ci siamo conosciuti in quel periodo, lui mi ha fatto sentire le sue canzoni e abbiamo iniziato a lavorarci su. In seguito, io ho portato con me anche Paolo: era come cominciare a lavorare con un gruppo nuovo, perché quei brani sono stati arrangiati in un modo talmente diverso dalle versioni originali che sembrano suonati da un altro gruppo. È stato un processo molto lungo, nel quale abbiamo dovuto anche scartare tanto materiale.

È per questo che c’è stato quel vuoto, ma ciò non vuol dire affatto che ce la siamo spassata: abbiamo preso un repertorio intero, l’abbiamo stravolto e ora dopo tanto duro lavoro ne stiamo mostrando i frutti. Nel giro di un paio di anni siamo arrivati anche a produrre il nostro primo singolo con questa formazione con un’etichetta indipendente (la MGA Produzioni, ndr), cosa fatta in tempi relativamente brevi.

RACCONTATECI LA GENESI DI “GRAND TOUR”

NP“Grand Tour” è un pezzo con un’intenzione più tecnica di quella che era l’idea originale. Nasce dal tema del viaggio e al suo interno c’è un po’ di vero e un po’ di falso, unisce esperienze reali e fittizie, ma l’idea originale era di una canzone molto immediata, dal contatto diretto con la gente. Dopo che l’etichetta l’ha scelta come singolo, cosa che ci ha sorpresi, si è evoluta e ci abbiamo dovuto lavorare per molto. Anche se per grandi tratti il brano è rimasto simile all’originale nella melodia e nel ritmo, ci sono state delle modifiche importanti nell’arrangiamento, perché il tempo è diventato molto più serrato ad esempio.

MM: Dal punto di vista del sound, rispetto alle nostre vecchie produzioni, il brano suona decisamente più maturo, sia perché siamo migliorati noi come musicisti, sia perché dietro di noi c’è gente molto competente a darci una mano ed una direzione.

PP: Io penso che la MGA Produzioni, che salutiamo, abbia apprezzato “Grand Tour” perché è un pezzo che può essere visto come il manifesto della nostra musica: rappresenta noi e il nostro stile di vita, definito da qualcuno come nomadismo. Anche se noi non avremmo puntato su quella canzone come singolo, in realtà ci rappresenta tanto ed è un buon primo singolo per questa formazione.

HO UNA PICCOLA CURIOSITÀ PERSONALE. NEL TESTO TRA LE VARIE TAPPE C’È ANCHE PESCARA E DA ABRUZZESE VI CHIEDO DI RACCONTARMI QUELL’EVENTO SPECIFICO

Zio: Niccolò raccontalo con moderazione! (ridono)

NP: Quell’evento è reale innanzitutto. In pratica, anni fa avevo una ragazza il cui padre abitava in Abruzzo. Quando la andai a trovare una volta mi fecero fare un tour della regione e tra le tappe ci fu Pescara. Lì arrivammo molto tardi per via di varie peripezie e ricordo che eravamo su un ponte nuovo molto bello ed illuminato e che non avevamo voglia di tornare a casa. Allora, tra una cosa e l’altra, ci siamo “adagiati” nei pressi ecco. Dopo tanto tempo, ho deciso di recuperare quella storia. Il posto quindi è reale.

PP: L’atto osceno no (ridono).

Zio: Questo è il bello: mischiare le esperienze reali con la fantasia del momento o addirittura meglio del ricordo, perché le esperienze più belle le rivivi qualche anno dopo e assumono un aspetto fantastico. Le esperienze belle ti lasciano ricordi belli che diventano favole.

NP: Che licenza poetica! (ride).

QUALI SONO LE VOSTRE PRINCIPALI INFLUENZE?

MM: Innanzitutto un’influenza che coinvolge tutti sono i Negrita, soprattutto con il disco “Sogno di volare”. Nel mio caso specifico io integro rock, jazz fusion, ma anche cose più acustiche: in poche parole tutto ciò che può portare sfumature particolari ai pezzi. I miei principali modelli sono i Japan, band britannica degli anni 80, mentre per gli aspetti più esotici i CASIOPEA, un gruppo fusion giapponese mitico.

PP: Qualche capello fa ero anche metallaro, poi le cose sono cambiate (ride). Durante la mia adolescenza ho conosciuto i Red Hot Chili Peppers, che sono diventati il mio punto di riferimento. Poi mi piacciono molto James Brown, il blues, il rock di tutti i tipi… provo a suonare più cose diverse e ciò che viene fuori lo inserisco nei brani. Questo fa parte della nostra spontaneità, anche perché fa ridere vedere i Japan associati ai Red Hot. Alla fine di tutto però l’importante è come le nostre influenze vengono rielaborate in funzione del nostro gruppo. Sono i contesti ad influenzarci: mentre suono non penso ad essere un po’ più Pastorius o più Tony Levin. Assolutamente no, io suono e basta suonando ciò che mi viene da dentro.

NP: Io ho cominciato a suonare la chitarra elettrica a 7-8 anni, mentre poi sono passato all’acustica. Tuttavia, dai 12 ai 26 anni ho ascoltato solo i Deep Purple, mi hanno fatto avvicinare alla musica: io sin da piccolo volevo imparare a suonare come Ritchie Blackmore. Poi sono un’amante di Ivano Fossati, dal punto di vista dei testi lui mi ha dato una grande mano ad evolvere i miei concetti dalla mente al foglio di carta. Infine, confermo anche io l’amore per i Negrita, che hanno profondamente ispirato ciò che avremmo fatto con la band.

Zio: Per ovvi motivi generazionali, io sono molto legato al mondo dei cantautori. Sono nato nel 1958, quindi quando ho cominciato ad ascoltare musica sul serio erano gli anni 70 e ho vissuto l’epopea di tutti i più grandi cantautori. Tutte le volte che i nostri pezzi si avvicinano al mondo del cantautorato, io mi trovo molto a mio agio e mi ci immedesimo molto, in modo da poter inserire le mie influenze. Mi trovo molto bene in questo gruppo, perché noi siamo innanzitutto un gruppo di amici, che hanno piacere a fare musica e se la musica viene bene, meglio!

QUALI SONO I VOSTRI PROGETTI FUTURI?

Zio: Diventare ricchi e famosi (ride).

NP: Io l’unica cosa che spero davvero è che i Glia Mari vadano avanti, nel senso che non ci siano problemi tra di noi. Io ne ho passate tante e quando ci sono problemi grossi, si perde anche l’amicizia. Se le cose tra di noi vanno bene qualcosa di bello uscirà. Poi molto dipende anche dal fattore C (culo, ndr).

PP: Ci tengo a dire che sarebbe davvero bello se questa formazione riuscisse a fare qualcosa di concreto, incidere qualcosa di più, e andare oltre il primo singolo. Sarei felice se riuscissimo a realizzare un disco oppure una serie di singoli: questo è il mio progetto futuro nella band con voi.

MM: In realtà noi abbiamo una scaletta intera di un’ora e mezza di brani nostri, con canzoni che abbiamo dovuto addirittura mettere da parte per questioni di tempo o di sviluppo. Anzi, oserei dire che avremmo già ora materiale per uno o perfino due album in studio. Abbiamo comunque l’obiettivo di portare avanti il progetto e di far conoscere a sempre più gente la nostra musica, anche solo per il fatto che ci crediamo fortemente e vogliamo che la gente ne sia partecipe. Adesso fortunatamente siamo in un periodo di ascesa, speriamo che continui così: vogliamo diffondere il verbo dei Glia Mari (ride).

Zio: Ribadisco questo concetto: noi stiamo molto bene insieme, suoniamo e ci piace farlo insieme. Per cui il nostro obiettivo nell’immediato futuro è continuare a suonare per noi, l’importante è quello, poi, andare in giro e lasciare in segno, ma soprattutto rimanere amici.

NP: La strada per il primo disco è stata già tracciata, restano da stabilire le tempistiche. Mentre un secondo singolo è già praticamente pronto: su come verrà fuori non ne ho minimamente idea, perché sarà un bel braccio di ferro tra noi e la casa discografica. Anche qui centrale sarà il viaggio, ma questa volta per allontanarsi da qualcosa che fa male. Sarà un viaggio extraterrestre, che parte dalla terra per spostarsi altrove.

Zio: È molto bello, opinione imparziale (ridono tutti).  

Con una fragorosa risata si chiude la nostra intervista ai Glia Mari, testimonianza tangibile del clima felice e di profonda amicizia che finalmente vige nel gruppo, dopo anni di incertezze e fratture. Da questa ritrovata serenità è nata “Grand Tour”, primo singolo di una nuova era per la band, che merita di essere ascoltata immediatamente. È il momento dunque di partire per il lungo viaggio dei Glia Mari.

Qui il link del profilo Spotify dei Glia Mari: https://open.spotify.com/artist/1aIEy4Cp3HJIAFmsFkfTkX?si=OQAJ2BDzS82N-XeQyg46gQ

Articolo di Luca Di Criscio

Pubblicato da livestudio

Mi chiamo Luca Di Criscio e sono nato il 19 Maggio 2003 ad Atessa, un piccolo comune nella provincia di Chieti in Abruzzo. Fin da piccolo ho sviluppato un grandissimo interesse per la musica, specialmente il rock del passato, che mi ha portato all'età di 9 anni ad intraprendere lo studio della chitarra. Durante gli anni dell'adolescenza poi, i miei orizzonti culturali e musicali si sono notevolmente ampliati anche grazie alle prime esperienze all'interno di gruppi musicali, che mi hanno dato lezioni molto preziose. Dopo aver terminato il Liceo Classico, ho intrapreso gli studi all'Università Cattolica Del Sacro Cuore di Milano frequentando il corso di Linguaggi Dei Media della facoltà di Lettere e Filosofia. In questo ambiente, sono arrivato ad unire la mia enorme e sempre maggiore passione per il mondo musicale con gli studi passati e presenti per realizzare quale sia la mia ambizione: diventare un giornalista musicale. Pertanto, mi sono subito messo al lavoro e, contestualmente ad una collaborazione avviata con la web radio RockAndWow, ho deciso di aprire questo blog musicale nel quale metterò tutta la mia passione e le mie competenze.