LIVING MEMORIES: INTERVISTA AI THE VANISHED PEOPLE

09/02/2023

Articolo di Luca Di Criscio

Nativi abruzzesi, ma in attività nella rapida e fiorente Milano, i The Vanished People sono un nuovo e interessantissimo duo indie rock ricco di talento. Il gruppo è costituito da Jacopo Gaeta, tastierista, cantante e produttore dei brani del progetto, e Piero Bonanni, chitarrista e cantante. In una lunga e intensa chiacchierata con i due ho avuto l’opportunità di andare a scavare nel passato dei due musicisti, ripercorrendo la loro storia musicale fino alla nascita del loro sodalizio artistico e rintracciando le loro principali fonti d’ispirazione.

Ragazzi ricchi di spirito e ambizione, uniti anche da un rapporto personale e un’intesa molto stretti, i The Vanished People sono approdati su Live&Studio per raccontarvi la loro storia e darvi un annuncio (uno serio, l’altro meno), buona lettura e, di seguito, buon ascolto.

COME VI SIETE CONOSCIUTI?

PB: Tutto parte dalla nottata di Lanciano, la nostra città natale, Jacopo era in giro da solo…

JG: Guarda che ce li ho degli amici

PB: Avevi appena abbandonato la tua ex se non ricordo male

JG: Non l’ho abbandonata io…comunque non è questo l’argomento dell’intervista. L’ho incontrato in giro per caso e ho notato che, essendogli squillato il telefono, aveva come suoneria un brano dei Pink Floyd. Allora mi sono avvicinato dicendogli: “Wow anche tu ascolti i Pink Floyd!” e da quel momento abbiamo fatto amicizia.

Jacopo Gaeta, cantante, tastierista e produttore dei primi tre singoli del gruppo

COME AVETE INIZIATO A COLLABORARE IN AMBITO MUSICALE E COME SIETE GIUNTI ALLA NASCITA DEL PROGETTO “THE VANISHED PEOPLE”?

JG: La nostra prima band sono stati forse i mitici “The Origin’s”, nella quale eseguivamo cover di brani rock nella nostra città. Questo gruppo ci è servito per fare esperienza, perché ci ha insegnato a gestirci in una forma canzone. Io studiando musica classica sapevo suonare Mozart, ma non sapevo come si suonasse una canzone dei Pink Floyd e per me è stato bellissimo come inizio, anche per il fatto che ci ha permesso di guadagnare i primi soldini. Da lì abbiamo poi iniziato a creare altri gruppi come gli Utrum, band più hard rock, e altri progetti, con i quali abbiamo militato nel circolo dei musicisti lancianesi.

In seguito, abbiamo fatto una sorta di “operazione scultorea”, in cui invece di andare ad aggiungere siamo andati a togliere e ci siamo detti: “Vediamo cosa riusciamo a fare lavorando solo in due”. Abbiamo quindi iniziato a realizzare delle demo molto sperimentali composte, dal momento che ascoltavamo molto progressive rock, in dei tempi che neanche noi conoscevamo. Poco dopo abbiamo realizzato di dover realizzare brani più coesi e ascoltabili dall’inizio alla fine.

PB: Ricordo che in quarantena ci abbiamo provato ma non ci siamo riusciti a distanza. Il primo brano che abbiamo fatto era in stile Shawn Mendes e penso che la gente lo ascolterebbe, ma non uscirà mai… forse (sorride).

JG: Per quanto riguarda i The Vanished People non c’è troppo da filosofeggiare, Piero aveva preparato il riff di “AWAKE” e abbiamo deciso di fare la canzone. Per noi era troppo bella, ma non era abbastanza rock per gli Utrum e non aveva senso pubblicarla sui nostri profili personali. Abbiamo quindi deciso di creare un nuovo gruppo composto solo da noi due, il nome del quale deriva proprio dalla canzone, nella quale si parla di essere dimenticati da qualcuno, e da lì nascono i The Vanished People.

Piero Bonanni, chitarrista e cantante della band

A COSA FA RIFERIMENTO IL VOSTRO MOTTO “FORGOTTEN BY SOMEONE TO BE REMEMBERED BY EVERYONE ELSE”?

JG: Il concetto è che quando chiudiamo i rapporti con una persona veniamo in un certo senso dimenticati da quella e noi sfruttiamo questi sentimenti tristi derivanti dalla separazione per farci ricordare da altre persone, dunque i nostri ascoltatori. Quindi sono stato dimenticato da qualcuno e spero di essere ricordato da te ascoltatore e da tanti altri.

Copertina del primo singolo “AWAKE”

QUAL È STATA LA GENESI DEL PRIMO SINGOLO?

PB: Siamo partiti dal riff e dal ritornello, di cui Jacopo mi aveva mandato la linea vocale, e subito dopo abbiamo iniziato a pensare alle varie piccole cose come i filtri, le automazioni del programma…è stata molto improvvisata la struttura, abbiamo deciso tutto al momento.

JG: Il processo di composizione e di produzione sono avvenuti insieme, invece di fare delle demo e poi registrare, abbiamo fatto tutto insieme: quello che abbiamo registrato è ciò che si trova sul brano e tutte le aggiunte successive sono state fatte direttamente sul progetto originale. Il processo è stato molto fluido, abbiamo le stesse influenze a tal punto da pensare le stesse cose, ma non abbastanza per avere sempre la stessa idea: così si genera quella via di mezzo nella quale sappiamo entrambi quale sia la direzione del pezzo, ma in certi punti abbiamo idee divergenti che generano qualcosa di innovativo.

PB: Il picco creativo è rappresentato dal suono della cassa bluetooth JBL che si spegne prima dell’ultimo ritornello (ride)

JG: L’abbiamo proprio registrato dalla cassa il suono, che ho dovuto anche velocizzare perché era troppo lento, e non mi piace troppo il risultato in realtà, perché essendo stato registrato con il microfono troppo vicino alla fonte sonora presenta troppe frequenze basse. Se potessi rimetterci mano cambierei quell’aspetto.

Interessante poi da spiegare è che per scrivere i testi io parto sempre da immagini, quadri o scene di film, e per questo testo mi sono ispirato a “Tutta colpa di Freud”, uno dei miei preferiti da piccolo, che presentava molte sequenze di immagini nelle quali si vedono ragazzi e ragazze sdraiati sul letto a pensare all’amore e a messaggiarsi. Quest’immagine dà il via al testo.

CHI DEI DUE COMPONE LE MUSICHE E CHI I TESTI?

JG: Di solito chi compone la musica scrive anche il testo, “On Mars”, il nostro secondo brano, è quasi tutto di Piero mentre io ho scritto solo il ritornello; “AWAKE” invece è il risultato di un lavoro congiunto e lo puoi notare dal fatto che la prima strofa è mia, è cantata da me ed è molto più semplice, mentre la seconda è di Piero, la canta lui e contiene frasi più poetiche come “The rainy days are vanished in the sky”.

PB: “AWAKE” nasce dal riff, “On Mars” dal ritornello, “My Last Tape”, il nostro terzo singolo, dall’arpeggio di chitarra… quest’ultima è stata realizzata molto velocemente, la struttura è emersa subito

JP: Anche quella l’ha scritta tutta lui, io ho solo dato delle dritte per il ritornello. Penso che se un’idea sia buona non debba essere lavorata da troppe persone. Se si ha un’idea della direzione che si vuole dare al testo ci si può lavorare insieme, ma lui qui ne ha avuta proprio una precisa dall’inizio alla fine per il testo, che parla di un ragazzo che si intrufola in una vecchia stazione radio abbandonata per diffondere un brano e tentare di riconquistare la fiducia di una ragazza facendole arrivare questa canzone. 

Copertina del secondo singolo “On Mars”

COME AVETE AVUTO L’IDEA PER IL FINALE DI “ON MARS”?

JG: L’ispirazione è venuta a me ed è tratta dal finale della sigla del cartone “A tutto reality” (“A total drama” è il titolo originale), che presenta il tema principale fischiettato e sostenuto solo dalla chitarra acustica e da effetti sonori che riproducono l’atmosfera dei falò. Noi nel nostro finale abbiamo fatto la stessa identica cosa ma con il tema del nostro brano, pensando ai nostri falò estivi che siamo soliti fare in montagna.

COME AVETE AVUTO LA POSSIBILITÀ DI COLLABORARE CON MAX IONATA E COME È STATO COLLABORARE CON LUI?

JG: L’opportunità è venuta da mio padre, che ha parecchi contatti essendo un pianista e un compositore jazz. Forse questo discorso è troppo da bacchettone (ride). Sai, molti hanno dei genitori che viziano i figli con altri tipi di vantaggi come sborsare cifre esorbitanti per far registrare ai figli dischi ad Abbey Road con produttori illustri e cose così… io invece ho avuto la fortuna di avere un padre che mi ha dato la possibilità di poter collaborare con un grande jazzista e lo ritengo un metodo molto efficace per crescere, perché collaborare con un professionista è qualcosa di estremamente stimolante. Se ne sentono molte di storie così: c’è chi ha la raccomandazione monetaria, la mia raccomandazione invece è stata: “Papà fammi avere Max Ionata nel mio brano” (ride). 

Lavorare con lui è stata l’esperienza più bella della mia vita, Piero purtroppo non c’era… ho anche delle foto, è stato un momento quasi storico: avere Max nella mia cameretta è stato come vivere un momento storico. Io avevo già improvvisato degli assoli su quelle sezioni, immaginandoli già per il sassofono e facendo già i primi disegni melodici. Quando Max è arrivato io mi ero illuso di avere già un’idea di come sarebbe stato l’assolo, quando lui ha fatto la prima take ho capito che avevo un gigante in camera: ha scelto delle frasi e delle note che io non avrei mai immaginato, solo se studiassi per 50 anni tutti i giorni potrei farcela.

Abbiamo fatto diverse take fino a giungere alla cosiddetta “Take Max”, nella quale gli ho dato carta bianca, che ha costituito la maggior parte del solo finale che si trova sul brano. Si tratta in realtà del frutto dell’unione di due tasselli, l’apertura della prima take e la chiusura di quest’ultima di cui abbiamo parlato. Gli ho fatto fare anche una take nella quale gli ho chiesto di suonare lungo tutto il brano, solo nei momenti in cui lo sentisse dentro, e quei fraseggi sono quelli che si possono sentire lungo le strofe e nell’ultimo ritornello… sono le frasi più belle che abbia mai sentito, è stata una lezione che pochi possono dire di avere avuto.

Sorprendente è stato infine il fatto che non ha voluto fare neanche una take di riscaldamento per capire come fosse il brano, la prima volta che ho premuto “Rec.” è emersa la perfezione.

(PS. Potete trovare una piccola recensione dei The Vanished People e del loro singolo “My Last Tape” in questo articolo precedente: https://livestudio.altervista.org/top-2022-i-10-migliori-brani-pubblicati-questanno/)

QUANDO COMPONETE QUALI SONO LE VOSTRE PRINCIPALI FONTI D’ISPIRAZIONE?

JG: Piero dì prima tu quelle tue brutte (ridono)

PB: Cerco sempre di mettere l’indie più moderno nelle nostre composizioni, che penso sia una delle migliori forme di banalità in funzione dell’emozione in ambito musicale. Un punto di riferimento è sicuramente Girl In Red. Molto prendiamo anche dalle band che ascoltiamo da sempre come i Dream Theater, anche se è molto più difficile cogliere la loro influenza.

JG: c’è una playlist che raccoglie un po’ tutto ed è “Inspirations for AWAKE”, si trova sul profilo Spotify dei The Vanished People e raccoglie i brani che ci hanno ispirati per il primo singolo, ma in realtà è una sommatoria delle influenze per tutti i brani. Ritroviamo Girl In Red e altre cose indie, ma anche un brano dei Backstreet Lovers, o cose più pop come Shawn Mendes e Charlie Puth, fino ad arrivare al prog dei Dream Theater e Steven Wilson. Tra le nostre influenze possiamo trovare anche Salmo, dal quale abbiamo tratto l’uso del delay che anticipa l’attacco della voce, che non è di certo una pratica inventata da lui, ma l’ispirazione ci è venuta dall’ascolto di questa tecnica in un suo brano.

Ci sono le ispirazioni più disparate: nel breakdown di “AWAKE” c’è un arpeggio di tastiera influenzato da un gruppo prog meno noto chiamato Arch Echo, mentre per “On Mars” ci è stato d’ispirazione Harry Styles, “My Last Tape” invece è fortemente influenzata da Loggins e Messina, Pino Daniele e, nell’uso della chitarra slide, abbiamo ripreso (quasi plagiato) “Breathe (In The Air)” dei Pink Floyd. In linea di massima però non ci poniamo limiti sugli artisti di riferimento, se troviamo spunti interessanti da autori fuori dalle nostre influenze li inseriamo senza problemi.  

Copertina del terzo singolo della band “My Last Tape”, con Max Ionata

PROGETTI PER IL FUTURO?

JG: Abbiamo un nuovo singolo in uscita il 3 marzo, si chiama “Just Like You” (stilizzato in “J.L.Y.”) e parla dell’illusione che una relazione possa aiutare ad avere più fiducia in sé stessi ed essere persone migliori, quando invece non è vero. Il testo ironizza su ciò, bisogna prima imparare ad accettare sé stessi e poi immergersi in una relazione. Per il brano abbiamo riutilizzato anche alcune delle registrazioni di Max Ionata, che abbiamo opportunamente campionato ed inserito nella canzone.

PB: Anche in questo brano possiamo trovare diverse influenze come 347aidan, ma anche Childish Gambino e Frank Ocean per l’outro del brano. Sarà un brano molto diverso da tutti i precedenti.

JG: Sarà un brano molto semplice, più vicino ad “On Mars”, ma comunque incalzante con una bella chitarra funk.

PB: Al di là di “J.L.Y.” con la band vorremmo toccare molti generi diversi fra loro. In futuro ci piacerebbe pubblicare dapprima un EP e dopo magari realizzare un concept album, ma lì ci arriveremo con calma. Intanto abbiamo trovato il nostro ritmo, ci piacerebbe portare un singolo al mese, anche se finora è stato difficile perché ogni volta dovevo andare a registrare da Jacopo a Palermo Dugnano…

JG: Paderno Dugnano…ma puoi chiamarla anche così perché è piena di siciliani (ridono)

PB: Appena si trasferirà a Milano riusciremo a completare un brano al mese, ne sono sicuro.

JG: Abbiamo una notizia: le versioni rallentate e velocizzate sono finite. Scherzi a parte, la mia prerogativa è quella di esplorare altri generi e il brano che sta uscendo rientra in quest’ottica essendo più funk e in stile indie da cameretta. Ne stiamo invece lavorando un altro che va dal metal all’elettronica fino a sonorità del sol levante…o farà schifo o sarà il nostro migliore. Abbiamo ancora altri brani in cantiere già pronti: uno in stile Melanie Martinez, uno folk ed infine uno in stile funk/disco anni 70. Vogliamo spingerci sempre verso territori sconosciuti: qualunque cosa faremo in futuro, di sicuro non sarà qualcosa che avremo già fatto in passato.

Copertina del nuovo brano della band “J.L.Y.”

UN’ULTIMA DOMANDA EXTRA PER I FAN: QUANDO CI SARÀ LA PUBBLICAZIONE DEL PRIMO DISCO?

JG: Quando avremo abbastanza singoli da poterli raccogliere in un album (ride)

PB: Abbiamo un paio di brani non rilasciati e impossibili da lasciare fuori, ma che, come singoli, non funzionerebbero, perciò, sicuramente nell’album non ci saranno solo i brani già editi. Una data precisa non l’abbiamo ancora, ma entro l’anno in corso possiamo aspettarci novità in questo senso.

Dopo aver avuto l’opportunità di parlare con i The Vanished People non posso dire altro se non che siano delle persone squisite, ironiche e talentuose, che meritano di fare strada e di essere ascoltati e apprezzati. Pertanto, vi lascio al loro ultimo singolo pubblicato giusto ieri “J.L.Y”.

Pubblicato da livestudio

Mi chiamo Luca Di Criscio e sono nato il 19 Maggio 2003 ad Atessa, un piccolo comune nella provincia di Chieti in Abruzzo. Fin da piccolo ho sviluppato un grandissimo interesse per la musica, specialmente il rock del passato, che mi ha portato all'età di 9 anni ad intraprendere lo studio della chitarra. Durante gli anni dell'adolescenza poi, i miei orizzonti culturali e musicali si sono notevolmente ampliati anche grazie alle prime esperienze all'interno di gruppi musicali, che mi hanno dato lezioni molto preziose. Dopo aver terminato il Liceo Classico, ho intrapreso gli studi all'Università Cattolica Del Sacro Cuore di Milano frequentando il corso di Linguaggi Dei Media della facoltà di Lettere e Filosofia. In questo ambiente, sono arrivato ad unire la mia enorme e sempre maggiore passione per il mondo musicale con gli studi passati e presenti per realizzare quale sia la mia ambizione: diventare un giornalista musicale. Pertanto, mi sono subito messo al lavoro e, contestualmente ad una collaborazione avviata con la web radio RockAndWow, ho deciso di aprire questo blog musicale nel quale metterò tutta la mia passione e le mie competenze.