JEFF BECK: 10 BRANI PER RICORDARE UNA LEGGENDA DELLA CHITARRA

Jeff Beck con in braccio la sua fedele Stratocaster

10/01/2023

Dopo un 2022 caratterizzato da tante dipartite eccellenti ed un inizio anno nuovo ricco di buoni propositi, il mondo intero è tornato alla propria quotidianità carica di pensieri, che trovano pace solo a fine giornata. All’improvviso, una notizia giunge ad intaccare la nostra quiete in una di queste tranquille serate di inizio gennaio: Jeff Beck è morto. Sono di quelle notizie che non vorresti leggere mai e che fanno ancor più male se si pensa che, nonostante la sua veneranda età, si può parlare a buon diritto di una scomparsa prematura.

Una subdola meningite batterica si è portata via un artista ancora in piena attività, che ha incarnato, tanto per le generazioni passate quanto per le nuove schiere di chitarristi, un genio totale capace di rivoluzionare l’uso dello strumento e di entrare così nell’olimpo delle leggende della chitarra elettrica. In questo articolo andremo a ripercorrere la sua lunghissima carriera attraverso 10 brani che ne riassumono perfettamente lo stile e le vicende artistiche.

THE YARDBIRDS – HEART FULL OF SOUL

La carriera di Jeff Beck prende avvio all’interno di uno dei gruppi più significativi del panorama britannico degli anni 60: gli Yardbirds. Formazione molto curiosa che ha visto susseguirsi al suo interno tre tra i chitarristi più famosi al mondo (Eric Clapton, Jeff Beck e Jimmy Page), nel 65 ha dovuto affrontare la fuoriuscita del primo, causa rischioso avvicinamento al pop del gruppo in controtendenza col purismo blues che invadeva Clapton all’epoca. Egli indicò come suo successore Page, che, per non incrinare i rapporti con l’amico, declinò in favore di Beck.

L’approdo del musicista segnò l’inizio di un periodo di grande sperimentazione per il gruppo e “Heart Full Of Soul” ne rappresenta il primo risultato. Il brano semplicemente divenne uno dei primi esempi di raga rock (sottogenere caratterizzato da influenze provenienti dalla musica orientale e in particolare da quella indiana), nonché uno dei primi a fare un uso massiccio della distorsione del suono della chitarra elettrica. Tutto questo lo si deve all’ingresso di quel genio della sei corde che fu Jeff Beck, il resto è storia.

THE YARDBIRDS – SHAPES OF THINGS

Non contenti di aver già introdotto un nuovo genere nel panorama musicale britannico, gli Yardbirds dell’era Beck si ripetono a pochi mesi di distanza da “Heart Full Of Soul” con “Shapes Of Things”. Il brano con le sue sonorità ancora influenzate dalla musica orientale è da molti riconosciuta come il primo brano di rock psichedelico, anticipando di pochi mesi l’uscita del primo grande successo del genere, ovvero il singolo “Paperback Writer/Rain” dei Beatles.

La canzone si inserisce inoltre a livello tematico nel lungo filone di canzoni antimilitariste, che da anni ormai dominavano il panorama musicale unito nell’opposizione al conflitto del Vietnam, ma che trova in questo brano uno dei primi sul tema scritto da una band inglese. Ad arricchire ulteriormente la canzone contribuisce Beck con una serie di effetti sonori derivanti dal sapiente sfruttamento del feedback, tecnica che nel 66 era ancora tutta da sviluppare.

THE JEFF BECK GROUP – BECK’S BOLERO

Buttata alle spalle l’esperienza con gli Yardbirds, terminata con alcuni comportamenti poco professionali del nostro, che costituiva pur sempre un personaggio sui generis, Jeff Beck mise in piedi un gruppo tutto suo. Il debutto discografico avvenne nel 1968 con l’album “Truth”, accolto positivamente dalla critica. Tra i solchi di questo disco si trova un’autentica perla strumentale, che in realtà Beck aveva composto anni prima all’epoca della sua band precedente insieme al compagno di gruppo Jimmy Page.

Si tratta di una libera rielaborazione del classico bolero di Maurice Ravel, il cui incedere trionfale lascia presto spazio all’esplosione di un rock fragoroso e vulcanico con efficacia unica. “Beck’s Bolero” vede protagonista una formazione d’eccezione riservata solo a questo brano all’interno del disco: Jimmy Page alla chitarra acustica 12 corde, John Paul Jones al basso, Nicky Hopkins alle tastiere e Keith Moon alla batteria. Non credo ci sia molto altro da aggiungere.

THE JEFF BECK GROUP – I AIN’T SUPERSTITIOUS

“I Ain’t Superstitious” è un brano originariamente scritto da Willie Dixon, ma inciso per la prima volta da Howlin’ Wolf, recuperato per il suo primo disco da Jeff Beck a testimonianza del suo grande amore e dell’immensurabile influenza che i grandi bluesman hanno avuto su di lui e su un’intera generazione di chitarristi a partire dagli anni 60. In questo classico blues, che espone tutti i tipici stereotipi sulla sfortuna, si può notare la tendenza del chitarrista a circondarsi sempre di grandi professionisti quando lavora.

A farla da padrone nel brano, infatti, è il grandissimo Rod Stewart, che sforna una prestazione di livello e in grande confidenza col genere. Dietro di lui, il silenzioso Beck arricchisce la traccia con una serie di fraseggi, nei quali fa uso del pedale wah wah, all’epoca ancora poco diffuso se non tra una stretta cerchia di chitarristi, dimostrandosi ancora una volta un innovatore sopraffino.

JEFF BECK – CAUSE WE’VE ENDED AS LOVERS

Sciolto il Jeff Beck Group per una serie di controversie interne, il chitarrista passa per un nuovo trio (Beck, Bogert & Appice) prima di decidere di mettersi in proprio. Quel progetto, tuttavia, riscosse un discreto successo grazie ad una cover del classico di Stevie Wonder “Superstition” e proprio ripartendo dal geniale musicista americano Beck porrà le basi per il suo successo da solista. Nel 1975 egli debutta col disco “Blow By Blow”, prevalentemente strumentale e che trova il suo maggior successo proprio in un brano scritto da Stevie Wonder e donato al chitarrista britannico: “Cause We’ve Ended As Lovers”.

Questa è una traccia davvero sublime, nella quale la chitarra elettrica sembra letteralmente piangere, soffrire e gridare, per poi irrobustirsi e far emergere del carattere, come forma di reazione ai comportamenti precedenti. Fare tutto ciò, senza l’ausilio di una voce e mettendo tutta l’anima in ciò che si suona, è qualcosa di unico e assolutamente divino, che pochi come Jeff possono fare.

JEFF BECK – FREEWAY JAM

Sulla coda del brano precedente “Thelonius”, che vede ancora la partecipazione di Stevie Wonder, si innesta questa traccia di forte ispirazione jazz e fusion. “Freeway Jam” è un brano strumentale, che ruota attorno ad un breve tema per poi lasciare spazio ad ampie sezioni di improvvisazione, come per tradizione vuole la classica struttura dei brani jazz. In questa vera e propria jam a farla da padrone è sicuramente il leader con lunghi assoli di chitarra, che tanti musicisti avranno tentato a lungo di replicare, anche se in alcuni tratti egli viene affiancato e sorretto dal suo fedele tastierista e autore del brano Max Middleton.

La canzone è testimonianza delle influenze jazzistiche che lentamente si stanno impossessando del chitarrista e che emergeranno pienamente nel successivo disco di Beck “Wired”.

JEFF BECK & ROD STEWART – PEOPLE GET READY

Costretto a ridurre le sue apparizioni per via di problemi legati all’acufene (il cosiddetto fischio nell’orecchio detto in termini semplici), negli anni 80 Jeff Beck produce molto poco, ma lo fa sempre con qualità assoluta. Nel 1985 viene pubblicato “Flash”, che contiene una cover di grande successo di “People Get Ready”, classico scritto da Curtis Mayfield per i suoi Impressions. In questa dolce ballata la sinergia tra i due compagni di lunga data è totale, la voce graffiante ed incisiva di Rod Stewart si sposa alla perfezione con lo stile chitarristico di Jeff Beck, inizialmente mascherato da un suono pulito, ma che quando la situazione lo richiede si fa più cattivo.

Il brano è solo l’ennesima riprova della qualità garantita dal sodalizio artistico tra due grandi protagonisti del panorama internazionale del loro calibro e dell’unicità e versatilità dello stile del chitarrista.

ROGER WATERS & JEFF BACK – WHAT GOD WANTS, PART III

Nel distopico concept album del 1992 di Roger Waters “Amused To Death”, ritenuto il suo capolavoro assoluto da solista, il bassista ex Pink Floyd ha deciso di provare a rimpiazzare il suo vecchio collega nella band David Gilmour con un altro leggendario chitarrista. Dopo essersi rivolto, ironia della sorte, al predecessore di Beck negli Yardbirds Eric Clapton per il suo primo disco da solista, per questo album la sua scelta è ricaduta proprio su Jeff Beck.

Delle tante tracce nelle quali egli ha avuto modo di esprimersi, “What God Wants, Part III” è forse quella che permette di apprezzare meglio le qualità del chitarrista britannico, al quale viene qui concesso un lungo assolo, nel quale egli riesce a mostrare prima tutto il suo lato più melodico, per poi lasciare spazio a quello più ruvido. Se questo disco è il migliore di Waters da solista il merito è anche suo.

JEFF BECK & JOHNNY DEPP – ISOLATION

Arriviamo così molto velocemente al terzo decennio degli anni duemila, che vede Jeff Beck aprire questo nuovo corso della sua carriera con una collaborazione assai insolita. A fargli da spalla e da cantante in quest’occasione è il celeberrimo attore Johnny Depp, da alcuni anni approdato nel mondo della musica con il suo supergruppo Hollywood Vampires. In questa cover di “Isolation”, grande classico del primo John Lennon solista, i due mostrano una buona intesa, con Depp che dimostra ottime e sorprendenti abilità canore e Beck che costruisce intorno a lui interessanti trame chitarristiche.

Dall’intro, che espone la melodia del brano, resa in modo eccellente dal chitarrista con un sapiente uso della leva, come solo lui sa utilizzarla, Jeff Beck passerà al mostrare tutte le sue doti in due assoli che gli permettono di esprimersi al meglio. Jeff stava dimostrando di essere ancora in gran forma in questi ultimi anni di attività…

JEFF BECK – MIDNIGHT WALKER

“Midnight Walker” è il brano di apertura di “18”, primo disco rilasciato nell’estate del 2022 da Jeff Beck in collaborazione con Johnny Depp. La canzone è uno strumentale affidato alla sola chitarra del musicista britannico, che qui si esprime con un’intensità e un’emozione da far venire i brividi. Il brano in sé si fa molto apprezzare per le già note doti di Jeff Beck, ma sembra non avere un ruolo trascendentale all’interno del suo catalogo.

Ho voluto scegliere questo brano come epilogo di questo viaggio all’interno della carriera dell’artista, tuttavia, perché per me incarna una sorta di testamento artistico del musicista alla luce della sua scomparsa e delle belle parole che una star nostrana come Carlo Verdone gli ha riservato in un post (https://www.instagram.com/p/CnT293CN2Cn/), apprendendo la notizia: “Ascoltate, vi prego, Midnight Walker del suo ultimo lavoro. Chi non conosceva Beck può aver un’idea di chi fosse e non lo perderà più di vista. Grazie per tutto, grande immenso Jeff”

Pubblicato da livestudio

Mi chiamo Luca Di Criscio e sono nato il 19 Maggio 2003 ad Atessa, un piccolo comune nella provincia di Chieti in Abruzzo. Fin da piccolo ho sviluppato un grandissimo interesse per la musica, specialmente il rock del passato, che mi ha portato all'età di 9 anni ad intraprendere lo studio della chitarra. Durante gli anni dell'adolescenza poi, i miei orizzonti culturali e musicali si sono notevolmente ampliati anche grazie alle prime esperienze all'interno di gruppi musicali, che mi hanno dato lezioni molto preziose. Dopo aver terminato il Liceo Classico, ho intrapreso gli studi all'Università Cattolica Del Sacro Cuore di Milano frequentando il corso di Linguaggi Dei Media della facoltà di Lettere e Filosofia. In questo ambiente, sono arrivato ad unire la mia enorme e sempre maggiore passione per il mondo musicale con gli studi passati e presenti per realizzare quale sia la mia ambizione: diventare un giornalista musicale. Pertanto, mi sono subito messo al lavoro e, contestualmente ad una collaborazione avviata con la web radio RockAndWow, ho deciso di aprire questo blog musicale nel quale metterò tutta la mia passione e le mie competenze.